Un’ingarbugliata vicenda di ordinario razzismo
“Nero di rabbia” è un romanzo narrato in prima persona dai protagonisti per rievocare gli snodi di un’ingarbugliata vicenda di ordinario razzismo, di affari e di malavita. La storia si sviluppa intorno a una vecchia palazzina liberty ubicata in un quartiere periferico e degradato di una città di provincia, destinata ad accogliere un gruppo di profughi africani e oggetto del desiderio di un immobiliarista che intende trasformarla nel portale d’ingresso di un centro direzionale e commerciale intorno al quale realizzare una profonda ristrutturazione dell’intero quartiere.
Poiché la presenza dei rifugiati rischia di compromettere la realizzazione del progetto, l’immobiliarista fomenta la protesta del quartiere al fine di favorirne l’allontanamento. Trait d’union tra l’immobiliarista e il quartiere è Adelfo Gallan, un giovane disoccupato fratello dell’amante dell’immobiliarista.Il ruolo di Adelfo finirà per sconvolgere la vita dell’intera famiglia intrappolata da circostanze casuali nel vortice di una vicenda che la trascende e la condanna senza specifiche colpe, ma non senza motivo, perché, ad eccezione della madre, ognuno degli altri tre membri contribuisce a determinarne l’esito.Vi contribuiscono il padre, esasperato dalla sua condizione di lavoratore esodato, la figlia primogenita per aver coinvolto il marito, funzionario comunale del settore urbanistica, e il fratello nei maneggi dell’immobiliarista.Ma è soprattutto Adelfo a indirizzare la vicenda con comportamenti maldestri ed esiziali che favoriranno l’ingresso in scena di interessi malavitosi e decideranno il destino dei protagonisti. Il romanzo prende spunto da alcune vicende di cronaca e le intreccia in una storia nella quale confluiscono le domande e le preoccupazioni di questo nostro tempo travagliato in cui, tra crisi economica e crisi di valori, sembrano smarriti i riferimenti sociali, ideali e culturali che hanno caratterizzato il passato recente.I personaggi e l’ambientazione sono il riflesso di una collettività smarrita che nella situazione data non riesce a trovare le coordinate del proprio futuro ed è ridotta a vivere il presente sopraffatta da sentimenti contrastanti, limitata dall’incapacità di comprendere e di governare i fenomeni che ne condizionano l’esistenza. Paura e rancore sono i sentimenti dominanti: paura per il proprio futuro e rancore verso gli altri, i diversi da sé, confinati nello scomodo ruolo di capri espiatori verso i quali far confluire le proprie angosce, nell’illusione, cavalcata e alimentata da chi questa condizione la piega efficacemente ai suoi fini, che sia sufficiente a esorcizzarli. Non è sufficiente, semmai provoca tragedie che tuttavia non insegnano niente.
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